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L a   D u l c i a n a

Origini ed Etimologia

La Dulciana è uno strumento a fiato rinascimentale ad ancia doppia, uno dei più versatili, completi ed espressivi della storia della musica. Si ha notizia dello strumento nella sua forma compiuta solo dagli inizi 1500, probabilmente ha origine da altri strumenti ad ancia doppia, come la bombarda. L'etimologia del nome è incerta,  le dizioni  maggiormente  in uso erano: Dolciana, Dulzian, Cortall, Bassono, Bajon, Baixao, in seguito Fagot o Fagotto. E' vero che agli inizi del '500 la fucina sperimentale del rinascimento produsse uno strumento dal nome Phagotus, ma le sue funzionalità erano alquanto differenti, l'origine della dulciana sono piuttosto da ricollegarsi con ogni probabilità al ripiegamento della bombarda bassa, che era alquanto scomoda da suonarsi viste le sue dimensioni di circa due metri!
     Dulciane da Syntagma Musicum - Michael Prætorius
            
“Dulciane”, da Syntagma Musicum, Michael Praetorius, 1619


Organologia

Dal punto di vista organologico, lo strumento è ottenuto semplicemente da un unico blocco di legno forato longitudinalmente da 2 camerature coniche parallele, collegate tra loro al fondo da un raccordo a gomito. Sulla  parte  sommitale,  nel foro di entrata,  si  inserisce  un  tubo  di  ottone ripiegato ad esse per comodità, all'imboccatura del quale viene inserita l'ancia doppia. Alla sommità del secondo foro, quello in uscita, quindi vicino all'inserto della S, è posta la campana dello strumento, che può essere anche parzialmente occlusa da un tappo forato per addolcirne il suono. L'estensione è  di due ottave  ed una quinta:  dal DO grave  al Sol della terza ottava più acuta. In pratica come una completa pedaliera d'organo.

( vedere immagine a lato: sezione che mostra la cameratura interna ) --->


Le varie Taglie ed il loro Utilizzo

La dulciana venne prodotta con successo non solo nella taglia bassa,  ma anche nelle taglie di  tenore, contralto e soprano, che in Germania si definivano: Chorist -Tenor, -Alt e -Sopran, dizioni che ne evidenziano la caratteristica di sostituire con  perfetta efficacia la voce umana nei vari registri. Destinati alla musica policorale della seconda metà del '500,  vennero prodotti ed usati sistematicamente strumenti più gravi di una quarta o di una quinta, definiti Quart e Quint, per l'accompagnamento del Bassus Generalis all'ottava bassa ed infine anche una taglia di dulciana ancora più bassa di un intera ottava. Questi strumenti ebbero vasta diffusione per tutto il '500 ed il '600,  coesistendo con il fagotto barocco dalla metà del '600 e sopravvivendo per buona parte del '700, specialmente come accompagnamento della liturgia, una tradizione che in alcuni paesi ispanici, dura ancora oggi!


Letteratura


Denis van Asloot, “Processione”, 1616

Durante il periodo tardo rinascimentale e durante la prima fase dell'epoca barocca fu usatissimo principalmente in Italia, Germania, Spagna, Inghilterra per la versatilità, bellezza del suono e la possibilità di virtuosismo che lo faceva preferire al trombone sopratutto per accompagnare in agilità e con sonorità contenuta violini e cornetti.  Inoltre era lo strumento preferito per il raddoppio dei bassi delle formazioni corali, per la capacità di sostituirsi o di appoggiare la voce umana senza soffocarla. La sua letteratura solistica è praticamente sterminata:  per piccoli e grandi gruppi strumentali, nonché broken consort di ogni genere, con altre ance, ottoni, archi e cornetti. La  duttilità  dello  strumento  è  evidenziata   dalla  molteplicità  delle  sue applicazioni: è abbastanza alto da essere usato nelle bande o fanfare che suonano all'aria aperta, abbastanza misurato da essere usato nell'esecuzione della musica da camera ed ancora dolce ed espressivo da poter essere utilizzato come supporto ideale della musica corale. Veniva  inoltre  impiegato  nell'esecuzione  di musiche per la danza, assieme alla ciaramella (bombarda) ed al trombone, nella musica da camera e nel grande repertorio policorale da Giovanni Gabrieli a Michael Praetorius e Heinrich Schütz. Sono  esplicitamente  dedicate alla dulciana  molte sonate di Dario Castello, Giovanni Battista Fontana, Bartolomeo Selma y Salaverde, Giovanni Antonio Bertoli, Daniel Speer e molti altri.